Verso la metà degli anni ’80 la presidente di un’associazione di artigianato artistico, con sede all’interno della Casa Internazionale delle Donne, mi telefona: cercavano un’insegnante per le tecniche artistiche di lavorazione del vetro, nell’ambito di corsi di formazione - il mio studio era molto vicino, per cui decisi di accettare – Negli anni successivi apro un primo e un secondo laboratorio, con l’intento iniziale di tramandare le tecniche antiche – nuove e sperimentali di lavorazione artistica del vetro – col trascorrere degli anni, capisco che la sperimentazione all’interno dei corsi di formazione era la cosa più interessante sia per me che per le allieve. La conoscenza e la scoperta, nel tempo, del luogo e delle donne che frequentavano “la Casa” mi stimolano sempre di più a definire “l’impronta” che desideravo lasciare come presenza “lavorativa” di sole donne – con l’input (sempre più chiaro) di dare l’opportunità di un futuro lavoro a coloro che lo avessero desiderato.
Così la sperimentazione ci porta molto “oltre” le tecniche tradizionali - Il passaggio artigianato-arte, o l’integrazione totale di uno nell’altro, è stato rapido e fisiologico, perché era la “meta”. Decido di accompagnare le allieve verso: il non-giudizio – fuori dai luoghi comuni – rilassate nel “fare senza aspettative” – libere di andare ovunque volessero.
Così, messa da parte l’ansia e il desiderio di realizzare qualcosa di appagante in senso estetico, finalmente arriva il “divertimento di fare”: questo è stato il punto di partenza per potersi esprimere - Ritrovarsi “libere” ha permesso, a chi lo ha voluto, di diventare un’”artista”.
Nascono le “lampade scultura” – i pannelli di vetro e cemento colorato – i mosaici diventano un’altra cosa… Le resine epossidiche creano “effetti speciali” – la vetrofusione ci “sorprende”… Una grande “esplorazione” ci permette anche di creare “gioielli scultura” (da cui l’elaborazione di un libro)…
Nel 2015 chiudo il laboratorio ed esco dalla Casa Internazionale delle Donne - Molte di noi avevano grande nostalgia, non avendo il necessario spazio per creare un habitat lavorativo nella propria abitazione- Suggerisco loro di staccarsi dalle tecniche usate per il vetro e intraprendere un nuovo percorso: disegno e pittura – nasce una nuova forma d’arte – E’ come se tutto fosse già scritto… Eleda, Emanuela, Rossana e Cristina formano un gruppo di lavoro dal nome “ArtedellaScimmia” - inizialmente inconsapevoli di aver trovato un nome che ha le sue radici esattamente dove nasce la loro arte: una gestualità senza regole e priva di un’unica appartenenza – Libera da ogni cavillo mentale, depurata dalle scorie “prolisse” – che sa andare, in estrema sintesi, al “punto”.
La loro forza determina una ricerca infinita, perché infinite sono le scoperte, le storie, gli incontri, di un’artista che “cammina”.
B.C.
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…le artiste dell’”artedellascimmia.it” ritengono
non necessario dare spiegazioni inerenti alla
loro arte, convinte che: un quadro non si spiega ma
si vive –
Le opere d’arte hanno una loro vita a monte di ogni
gestazione dell’artista, che diventa padre o madre.
E’ come se gli artisti, messaggeri dall’”infinito”, diventano
un tramite verso noi, il mondo e l’eternità.
Per questo la “spiegazione” di un’opera non può essere
verosimile. Sminuisce e in qualche modo “intrappola”
l’evanescenza dell’inafferrabile.
“Le parole non mi sono d’aiuto, quando provo a
parlare della mia pittura.
Questa è un’irriducibile presenza che rifiuta di
essere tradotta in qualsiasi altra forma di
espressione”
Alberto Burri
“L’opera d’arte, come sanno bene tutti i grandi
artisti, intrattiene sempre un rapporto con
l’assoluto, con l’irraffigurabile, con il reale, con
l’impossibile.”
Da: “Il Mistero delle Cose” di Massimo Recalcatiù
B. C.
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